Ricevo e pubblico una lettera aperta, da parte del nostro concittadino lonatese Eugenio Scalvini.
Lascio l’attenzione verso il deprimente panorama nazionale per rivolgermi a quello locale. Il mio punto di vista è quello di un ultrasessantenne cattolico praticante e di politico – amministratore, militante democristiano, degli anni settanta.
Dal mio modesto osservatorio noto che i “cattolici in politica” nella politica locale, come del resto in quella nazionale, sono spariti non perché non esistono più, ci mancherebbe, ma perchè si sono dispersi nella varie formazioni ove sono ridotti a fare le “mosche cocchiere” ai vari potentati e priorati sparsi tra partiti e partitelli, liste e listine e, come una cosa informe venuta dallo spazio, essi si aggregano e disaggregano, scivolano, si muovono e si inseriscono secondo il mutevole umore proprio e dei vari personaggi portatori del segno del comando.
Fare la mosca cocchiera è come fare la ruota di scorta, come fare da complesso di supporto allo sfiatato cantante di turno e sostenerlo nei gorgheggi o negli acuti.
Così facendo molto spesso, o quasi sempre, il cattolico serve ma non determina, accetta decisioni che non sono confacenti a quello in cui crede o pensa di credere o alle norme (potrei chiamarle anche comandamenti) che dovrebbero ispirarne la vita ed i comportamenti rispettando, così, il principio della coerenza.
I cattolici in politica, ancora realtà notevole per quanto mimetizzata, contano poco o niente per quello che sono ma contano come numero aggiunto nelle varie liste e spesso, magari, perchè i capilista se ne possano fare vanto come portare un bel distintivo al bavero della giacca.
A Lonato i partiti che avrebbero dovuto rappresentare i cattolici si sono aggregati ad una lista (Alleanza di Centro con il centro-destra), ad un’altra lista (Alleanza per l’Italia con il centrosinistra) o sono sparsi in altre liste mentre l’UDC, che si sappia, non esiste più e la Democrazia Cristiana (quale?) sembra essere solo un bel nome.
Il cattolico in Italia, e quindi a Lonato, non è una merce rara ma corrisponde, più o meno, al 25% della popolazione e allora cosa c’è che ha impedito ed impedisce ai piccoli partiti che vi si richiamano, di allearsi, se non fondersi, facendo onore ai propri riferimenti ideali per proporsi come rappresentanza che può contare a livello decisionale? Certo per il cattolico non c’è una patente, il cattolico non lo è perché ha raccolto un certo numero di punti, ma lo è quando riesce a portare nella vita pubblica e privata l’ispirazione sentita ai valori ed i modelli che la fede cattolica propone.
Questo vorrebbe essere un invito ai cattolici in lista che verranno eletti a non sottostare supinamente alle decisioni dei capi ma ad affermare con vigore morale le proprie idee quando queste saranno messe in pericolo o non accolte, a non votare a scatola chiusa provvedimenti, seppure “amministrativi”, non consoni e non confacenti con le idee di ispirazione cattolica, a fare causa comune davanti ai vari problemi che potranno presentarsi, a privilegiare la persona e la famiglia con lo scopo di testimoniare concretamente la propria identità.
Ai cattolici votanti suggerisco, ove possibile e per quel poco che conta il mio parere, di privilegiare quelli che ritengono, per conoscenza diretta, veramente i propri rappresentanti e, in mancanza, di non caricare il proprio voto su veicoli che hanno un motore “truccato”. Anche questo è votare, esprimere una scelta e un’idea.
Se le idee che ho qui espresso non sono chiare, penso che si possa ricorrere ad un ulteriore scritto “interpretativo”, semprechè questo non contribuisca invece a confondere ulteriormente le idee.
Eugenio Scalvini
Lonato, 10/03/2010
venerdì 19 marzo 2010
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