mercoledì 24 febbraio 2010

Amianto a Montichiari?

Sarà un consiglio comunale di fuoco, quello di stasera a Montichiari: sul tavolo delle trattative, la discussione del piano discariche, ma sicuramente si sforerà in un argomento molto più caldo, cioè il forno per la cottura dell'amianto. Appuntamento quindi in comune, alle 21:00.

Aspireco (QUI) è un'azienda di Gavardo specializzata nella bonifica, smaltimento e pulizia dell'ambiente civile ed industriale; nel caso specifico, vorrebbe impiantare un centro di riciclo dell'amianto: questa sostanza, estremamente pericolosa per l'uomo (causa tra gli altri il carcinoma polmonare), può essere vetrificata, cioè fusa, e poi riutilizzata come materiale sicuro per l'uomo.

La pericolosità dell'amianto sta nella dimensione delle sue fibre, nell'ordine dei 3/5 micrometri (millesimo di millimetro), che gli permette di essere trasportato dall'aria, e quindi respirato dalle persone: una volta penetrato nel corpo umano, può creare diverse malattie (queste), tra le quali appunto il celebre tumore ai polmoni.

Il riciclo dell'amianto prevede diverse fasi:
* primo passaggio, ovviamente, il trasporto nel luogo di trasformazione;
* deposito presso la sede di trasformazione;
* spezzettatura, fino ad ottenere blocchi con dimensioni dai 6 ai 10 cm;
* cottura in forno, a 1000°C di temperatura, per un periodo di tempo non inferiore alle 24 ore;
* estrazione dal forno, taglio per ottenere le dimensioni richieste dal mercato, e vendita del prodotto finito.

I rischi connessi semplicemente al trattamento dell'amianto sono molteplici: anzitutto, le fasi di trasporto, stoccaggio e spezzettamento del materiale prevedono sicuramente una dispersione dell'amianto stesso, se non altro di tutte quelle microfibre che sono così pericolose per il corpo umano. In secondo luogo, abbiamo i costi ambientali del forno:
* alimentazione a metano, per una potenza di 18'000 kW (una caldaia domestica genera circa 30 kW, un centro commerciale 1000 kW);
* 8 milioni di metri cubi di CO2 che si disperdono nell'ambiente ogni anno (in massa, 17'000 tonnellate anno);
* temperatura di lavoro di 1000°C, senza alcun recupero del calore per teleriscaldamento.

Dal punto di vista della quantità di materiale trattato, l'impianto dovrebbe avere una capacità di 240'000 tonnellate di amianto ogni anno; questo dato è molto elevato, considerando il fatto che dovrebbe trattarsi del più grande al mondo; il maggior impianto, che più si avvicina a quello in progetto dal punto di vista tecnologico, si trova in Francia ed ha una capacità di 8'000 tonnellate anno, quindi significativamente più piccolo.

Altro punto dolente dell'impianto, l'emissione di diossine: dice Marco Caldiroli, della rivista Medicina Democratica:
«Il limite di emissione per l'amianto (media giornaliera) sarebbe di 0,01 mg/Nmc, ovvero 200 fibre/litro ma, dato ancor più preoccupante e inspiegabile, è un limite per le diossine di ben 0,01 mg/Nmc, ovvero un milione di volte superiore al limite applicato per l'incenerimento dei rifiuti (0,1 nanog/mc).
L'incredibile dato sulle diossine è confermato dalla tabella [...] nella quale il proponente, come nulla fosse, stima una emissione permessa dell'impianto proposto [...] di ben 27,65 kg di diossine/anno. Ma anche i 2,76 kg/anno di amianto emesso non sono certamente ininfluenti».
.

Secondo gli ambientalisti, inoltre, la tecnologia per il recupero dell'amianto non è ancora giunta ad una maturità; di conseguenza, la procedura più sostenibile dal punto di vista ambientale sarebbe il conferimento del materiale pericoloso in un'apposita discarica, per permetterne domani un recupero e, finalmente, un riciclo corretto e meno pericoloso per l'uomo.

Dell'argomento si è già occupato il BresciaOggi il 20 novembre 2009 (QUI). L'amministrazione comunale di Montichiari si è detta fortemente contraria all'impianto, che però sarebbe imposto dal piano rifiuti della regione Lombardia.

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